Un sistema biologico a difesa degli olivi di Trieste
L’olivicoltura della provincia di Trieste rappresenta un settore particolarmente pregiato dell’agricoltura locale e richiede una difesa interamente votata al biologico.
Questa coltivazione si estende su una superficie di circa 130 ettari con una presenza di circa 50.000 piante.
Nell’ultimo ventennio c’è stato un forte rilancio della coltivazione dell’olivo, infatti, gli uliveti hanno colonizzato le colline che dal mare salgono alle pendici dell’altipiano carsico.
La mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) è un “dittero tripetide” che costituisce la specie più dannosa per l’olivo e può causare danni molto gravi. Oltre al fatto che la larva provoca parte della distruzione della polpa e caduta dei frutti, si manifestano delle alterazioni conseguenti alle gallerie scavate dalle larve. Queste incidono negativamente sulle caratteristiche organolettiche dell’olio e ne aumentano l’acidità e compromettendo la produzione di olii qualità.
Lo sviluppo del fitofago risulta essere vario da zona a zona, in relazione all’andamento climatico, ma anche per le situazioni microclimatiche, che differiscono da un anno all’altro, pertanto consegue impossibile basarsi su interventi a calendario.
I dati meteorologici consentono di prevedere la durata del ciclo riproduttivo della mosca e quindi quello della comparsa degli adulti e il probabile periodo di infestazione delle varie generazioni.
Nell’estate del 2003, mentre facevo i sopralluoghi negli oliveti della provincia di Trieste, mi chiedevo, cosa si sarebbe potuto fare per migliorare la lotta alla mosca dell’olivo.
Come sempre ho chiesto a chi ha più esperienza e, a chi passa le sue giornate nell’oliveto; tra i tanti le parole di un olivicoltore mi avevano colpito in maniera significativa, lui forse per scherzo mi disse: ”devi prendere la mosca, ma devi prenderla bene!”
La soluzione
Da lì dopo varie ricerche conobbi il Dott. Ruggero Petacchi (un vero luminare, entomologo dell’università di Pisa con il quale continua, ad oggi, la collaborazione) esperto in Italia per la lotta alla mosca. Egli stava anche svolgendo altri esperimenti altre in Toscana, Abruzzo e Liguria.
Utilizzai dunque le competenze ed esperienze maturate in Italia e le riportai a Trieste, pensando che qui la zona e il clima avrebbero offerto un importante aiuto.
Da qui partirono alcune iniziative sia a carattere sperimentale che dimostrativo, attinenti ad una metodologia a basso impatto ambientale per l’uso contenuto dei pesticidi. La sperimentazione iniziò su piccoli appezzamenti isolati e poche decine di trappole, ma da subito i risultati furono molto incoraggianti.
Il susseguirsi di annate con un buon clima, sommato alla nostra tenacia ed all’entusiasmo degli olivicoltori ci ha portato a risultati di tutto rilievo, riuscendo a non fare trattamenti da 4 stagioni.
Ad oggi questo sistema di lotta biologica è diventato necessario e fondamentale per la filiera olivicolo olearia della provincia di Trieste, le aziende hanno capito l’importanza e con entusiasmo gli olivicoltori partecipano e collaborano al progetto.
Come funziona la cattura massale
Le eco-trap sono costituite da un sacchetto di polietilene verde trattato con deltametrina e contenente 70gr di bicarbonato di ammonio e di un dispenser di feromone sessuale. Questi dispositivi agiscono con una doppia funzione: sia come attrattivo alimentare, grazie ai sali d’ammonio, sia come attrattivo sessuale, grazie al feromone. In realtà, un posizionamento errato può causare l’effetto opposto, in altre parole può attrarre un notevole numero d’insetti senza abbassarne l’infestazione. La notevole presenza di feromone, inoltre, disorienta notevolmente gli insetti avendo un effetto di CONFUSIONE SESSUALE.
Grazie ad un controllo in campo e lo studio dell’andamento meteorologico, riusciamo a prevedere il momento giusto per collocare le trappole in maniera efficace.
L’elaborazione dei dati ricavati dall’esame settimanale delle drupe, ci permette di eseguire i posizionamenti di rinforzo dei dispositivi di cattura massale nei momenti più significativi per l’infestazione dacica. In questo modo effettuiamo l’effettiva efficienza dei posizionamenti.
Dal punto di vista morfologico, tutto il comune di S. Dorligo della Valle, la maggior parte degli oliveti ha sesti d’impianto irregolari e con la presenza di molte piante secolari. L’elevato numero di dispositivi Eco Trap ha debellato quasi totalmente la presenza della mosca olearia.
Supponendo che ogni femmina di Bactrocera oleae ovidepone almeno 150 uova e che il suo ciclo di sviluppo dura mediamente tre settimane, si può desumere in che modo è stata ridotta la popolazione del fitofago.
Le trappole, stando sull’albero, perdono l’efficacia con il sole e la pioggia, per questo motivo vengono posizionate in tre momenti diversi. La scelta temporale segue la valutazione attenta dell’infestazione in essere e dell’andamento meteo. In questo modo riusciamo a mettere sull’oliveto le trappole solo quando servono, e ne sfruttiamo la massima efficacia.